“Problematiche Questura Taranto” – La risposta dei Sindacati

Abbiamo letto con altrettanta viva ed interessata attenzione la risposta a sua firma, alla nota sindacale del 5 ottobre 2019, ragion per cui, questo cartello sindacale che rappresenta più del 90% degli iscritti di questo territorio, intende trattare in maniera più approfondita alcune questioni.

Giacché vorremo concentraci più sulla sostanza che sulla forma, per quanto sia un po’ contro natura concederci ad una replica così articolata, “quali esseri umani e mai quali extraterrestri di razza superiore”, non possiamo esimerci dal confutare alcune sue asserzioni.

La scrittrice britannica Margot Bennett, diceva che “più passa il tempo, più diventiamo bravi ad aprirci un varco nel fitto bosco dei consigli”.

Certamente, non ci siamo lasciati suggestionare dalla sua replica per quanto ce l’aspettavamo e per quanto è logicamente consequenziale al nostro comunicato. Al netto delle polemiche tuttavia faremo del nostro meglio per condensare una disamina che comprenda solo alcuni argomenti e non tutti, e al termine non potranno certo mancare le nostre considerazioni anche critiche.

Pertanto, intendiamo fornirle alcuni dati che caratterizzano la sua gestione in ordine all’impiego del personale che crediamo si prestano ad una chiave di lettura diversa dalla sua.

Non vorremmo che ci fraintendesse, ma il nostro consuntivo che certifica l’operato di solo 5-6 mesi della sua conclamata gestione, non vuole assolutamente conformare la così detta “caccia alle streghe”, ma sa, siccome le nostre considerazioni precedenti sono state considerate dalla sua persona, “generiche, fumose”, intendiamo “porre rimedio” attraverso la scienza dei numeri, poiché quella non sbaglia mai.

In questo modo, vogliamo provare a gettare le basi per un costruttivo confronto, giacché la matematica, come detto, ci restituisce sempre un dato quanto meno più vicino alla realtà.

Il matematico Albert Einstein, proprio dando importanza allo studio della fisica e dei numeri, quelli a cui anche ella dà importanza – ricevette nel 1921 un premio Nobel. A noi invece basta la sua attenzione che siamo certi, non mancherà.

 

“Sovraccarico di lavoro” e questioni ad esso legate”.

Ordine Pubblico.

Dal resoconto in nostro possesso, nel periodo dal 1 maggio al 30 settembre 2018, a fronte di un impiego di 793 persone, il dato cresce nei soli 5 mesi della sua gestione (2019) con 1060 operatori impiegati in O.P. e nel calcolo non è compresa la Digos, la Polizia Scientifica e la Squadra Mobile che in quota vi partecipano.  

Eppure, afferma che i servizi di O.P., dall’inizio della sua gestione e rispetto al periodo di riferimento dell’anno precedente, “non hanno subito un significativo aumento”. Ma poi, illuminato da chissà cosa, riconosce il fatto che alcuni uffici, “in percentuale hanno espresso una maggiore partecipazione nei servizi di O.P. (Ufficio del Personale, U.T.L., Divisione Anticrimine)” e come tale avvalora la nostra denuncia.

Le cause sono tate già indicate nel nostro precedente documento sindacale e cioè che il passaggio del personale delle S.I.T. al Commissariato Borgo ove vengono utilizzati nell’ambito dei servizi di prevenzione e del controllo del territorio, ha influito sfavorevolmente sull’indice di impego in O.P. attraverso un ripiego sul personale degli Uffici della Questura, almeno di quelli che abitualmente espletano attività infrasettimanale e festiva in O.P.

E per quanto in questi uffici stia probabilmente ancora esaminando la questione al fine di individuare le motivazioni di tali criticità (e come tale avvalora l’ipotesi che ve ne siano) ci pare come le stesse siano rimaste invariate, tant’è che diverse sono le lamentele pervenute ai sindacati, e a quanto parrebbe, meno quelle invece pervenute alla sua persona.

“Asserzione”. Irrobustimento nucleo servizi

Apriamo una parentesi; atteso che un “nucleo di O.P.” fino a qualche mese fa, in buona sostanza, era incardinato al Commissariato Borgo – e lo sanno tutti (stante le scelte delle precedenti gestioni condivise anche da queste OO.SS.), dalla lettura della sua risposta, ci viene detto che “potrebbe essere invece una soluzione, quella di irrobustire un nucleo servizi” in modo da soddisfare le esigenze di ordine pubblico.

Ma con quali risorse? Ci sembra questo un ulteriore temerario progetto per quanto sul punto è disposto ad un confronto con queste OO.SS. Di fatto, non vorremmo che per i colleghi si creasse il nuovo spauracchio di una movimentazione interna, almeno che non ci venga detto che sarà il Dipartimento a farsi carico di questo cennato disegno, cosa che riteniamo alquanto improbabile. 

O.P. funzionari.

Esaminando l’impego nei servizi di O.P. sia feriali che festivi dei “neo” Funzionari della Questura di Taranto che rammentiamo come siano anch’essi sindacalizzati, rileviamo come rispetto alle gestioni precedenti e prendendo a riferimento il medesimo periodo, si registra un significativo aumento del loro impiego: si è passati dagli 80 servizi feriali e 29 festivi dell’anno precedente, ai 115 servizi feriali e 48 festivi del 2019. Eppure, in generale, asserisce di non aver registrato aumenti rilevanti, spiace però constatare come anche qui, i calcoli matematici non mentono.     

Numerica delle ordinanze di servizio.

Non abbiamo bisogno di procedere ad un accesso atti (L.241/90) per esaminare i registri in cui vengono cronologicamente riportate le ordinanze a sua firma, per normativa custoditi presso l’Ufficio di Gabinetto. Basterebbe prendere una delle ultime ordinanze, estrarre il numeretto progressivo riportato nel protocollo e rilevare come dal suo arrivo ad oggi, per l’espletamento dei servizi, sino ad una settimana fa, sono state emesse circa 380 ordinanze in più rispetto al medesimo periodo del 2018, ma sono già aumentate. Questo è un dato secondo noi sintomatico sebbene va anche considerato che esse, in parte minore inglobano anche i servizi disposti per la sola Arma dei Carabinieri. Di fatto, però, è un elemento che è cresciuto e come tale va considerato.

Questo “surplus”, evidentemente va ricercato nella commistione di altri servizi da lei disposti e siamo solo a qualche mese dal suo insediamento, pertanto l’indice probabilmente è destinato ad aumentare, sempre tenuto conto delle variabili che caratterizzano il ricorso ad un servizio di ordine pubblico. Ma di riflesso, attraverso tali servizi, la spesa contabile per il 2019, pare sia accresciuta, per quanto i sindacati non possano certo sostituirsi alla corte contabile.

Potremmo affermare che è stato abile a fornirci il dato verosimilmente più conveniente, giacché non ci pare che da solo, l’Hotspot, in effetti chiuso per ristrutturazione da marzo a settembre 2018, possa aver contribuito ad accrescere il numero di impiego nel periodo preso a riferimento del 2019.

In esso, tra l’altro, sono impiegate sole 2 unità (un ispettore aggregato ed un nostro autista) che espletano 2 turni e non 8 unità come da lei affermato, se non in via temporale in occasione di uno sbarco.

Oltretutto, è sua la decisione di ridurre a soli due quadranti i turni in Hotspot come pure quella di ridurre la quota d’impiego presso la Corte d’Appello in cui si sta celebrando il maxi processo sull’ex Ilva in ordine alle ipotesi di reato per inquinamento ambientale, considerato uno dei più importanti e imponenti processi promossi dalla magistratura italiana. Queste due situazioni, da sole, sarebbero potute bastare ad abbassare l’indice d’impiego in O.P. e invece nell’ambito della sua gestione, dai calcoli in nostro possesso si registra esattamente il contrario.

Straordinario (emergente?).

Abbiamo anche esaminato il ricorso a tale istituto evidentemente stravolto nella sua natura giuridica (emergente?) e abbiamo preso ad esempio lo straordinario svolto presso il Commissariato Borgo (ma disponiamo anche dei dati dell’U.P.G.S.P.).

Il budget assegnato secondo la ripartizione interna disposta dal Questore è di 273 ore mensili. Al netto dello straordinario programmato al quale hanno aderito solo 2 persone (quindi è ininfluente ai fini contabili), nei soli due mesi di settembre e ottobre, il monte ore ha subito uno sforamento pari al doppio toccando cifra 560 e oltre. Anche questo, quindi, dobbiamo consideralo come un dato sintomatico che contempla un aumentato delle nostre attività operative, disposte sotto la sua gestione.

Certamente, come tale sarebbero aumentati taluni risultati; ma la parte sindacale, istituzionalmente, per quanto magari possa mostrarsi accondiscendente ad essi (legati però al sacrifico e al lavoro di questi colleghi, sia chiaro!!!), per vocazione, per preposizione, per competenza e per un suo stato naturale, pone le questioni su livelli diversi poiché deputata a ben altre osservazioni e considerazioni che hanno quale unico scopo, quello di analizzare il benessere del personale, il recupero psico-fisico e valutare se le norme contrattuali siano rispettate o meno.

La formula a cui una componente sindacale deve far riferimento, non è, “cosa ha prodotto il nostro lavoro” (a questa analisi in primis ci deve pensare l’amministrazione, poi tutto il resto), ma come si è arrivati a quel risultato, ovvero con quale sacrificio, con quante ore di lavoro, con quale organizzazione di lavoro e se questa è rispondente ai canoni normativi e contrattuali e quale livello di stress si è raggiunto. 

Il caso di cui sopra, è solo la punta dell’iceberg, tuttavia, il lavoro straordinario non può essere usato come fattore ordinario di programmazione del lavoro e svolto solo per soddisfare le esigenze volte al conseguimento dei nostri fini istituzionali (al netto delle reali emergenze) a cui si dovrebbe far fronte attraverso il normale orario di servizio, sebbene vi sono settori come quelli investigativi, in cui diventa indispensabile un ricorso del genere, oppure esigenze particolari per l’ordine pubblico, sempre che devono essere programmati eventuali cambi.   

Inoltre, l’immolarsi nel lavoro a straordinario ha il suo rovescio della medaglia: proprio al Borgo, ma è così in ogni ufficio, negli ultimi 2 mesi, vi è stato un taglio vicino al 50% (non imputabile a chi tale taglio è costretto ad effettuarlo) dello straordinario effettuato.

Questo significa che il collega che si è sacrificato per strada o in ufficio tralasciando gli affetti più cari e la famiglia, avrà prodotto un risultato immediato ed istantaneo per il quale non sarà così altrettanto istantanea la retribuzione contabile, poiché, come è noto, verrà riportata in quella famosa contabilità (3° basket) i cui pagamenti, saranno consolidati chissà quanti mesi dopo se non dopo qualche annetto. Chiaro si?!       

Cambi turni.

Sintomatico è anche il dato che avevamo già confermato nell’ultima riunione della verifica e del confronto semestrale; volendo prendere a paragone solo 2 mesi (dal 1 maggio al 30 giugno), si evince come a fronte di 433 cambi turno disposti d’ufficio nei mesi maggio-giugno 2018, vi sono ben 729 cambi turno per i mesi equivalenti del 2019 con una differenza pari a 296. Questi dati fanno crescere in noi la convinzione di come vi sia un “deficit strutturale”, derivante dalle nuove impostazioni e dalla riorganizzazione della nuova gestione che nel “obtorto collo”, riflette appunto tanto in Questura quanto nei Commissariati di Martina Franca, Grottaglie e Manduria.

Turni a straordinario Volanti U.P.G.S.P. – Commissariati.

Non le risulterebbero situazioni di sovraccarico da lavoro. Allora come spiegherebbe il fatto che in questa gestione, sempre dalla lettura dei dati in nostro possesso, per tali uffici ove tra l’altro insiste una deficienza di organico, si registrano situazioni anormali dove gli operatori, iniziano il loro servizio alle 15.00 (a straordinario programmato) del giorno precedente e terminato il turno alle 03.00 del giorno successivo? Oppure, espletano 2 turni consecutivi (13/19 e 19/24) continuando per la copertura di un turno notturno sino alle ore 03.00 del giorno successivo? Questo non le risulta?

“Si vuol far passare per sovraccarico una attività ordinaria”, così asserisce nella sua risposta. Secondo quali canoni di riferimento e secondo quale norma contrattuale, il dipendente nella stessa giornata deve svolgere più turni di servizio protraendosi a quella successiva? Questo non è un sovraccarico di lavoro? Quale termine lei userebbe in siffatta circostanza, dato che qualsiasi pretore del lavoro in tal caso le darebbe torto? E quale livello di attenzione e lucidità dovrebbe avere un poliziotto dopo tutte queste ore di lavoro?

Pertanto anche su questo, vorremmo aprire un tavolo di confronto dal momento che tante sono le riflessioni da porre sul tavolo di verifica. Tra l’altro, non ci risulta che i frequenti ricorsi a questa forma di straordinario (e come lo vogliamo definire emergente?) siano la conseguenza di un’attività di P.G. o magari dettati da esigenze di identificazione e/o accompagnamento in ufficio o altro ancora, il chè poco poco avrebbe potuto rappresentare una lieve giustificazione.

Semmai, ci pare di capire che attenga solo alle defaiance organizzative, accentuate evidentemente da “scelte di campo” che in generale, hanno solo reso più critico il sistema operativo, giacchè ci si ostina a tutti i costi a “tenere viva” sia la quarta Volante (soprattutto nel notturno) che l’unica Volante a turno per i Commissariati, anche quando i numeri non lo consentirebbero.

Di contro, però, è assolutamente necessario, ripetiamo, garantire al personale gli istituti di legge quali congedo, riposo settimanale, giorno libero, recupero del riposo non usufruito e via dicendo, per permettere a coloro che svolgono un’attività usurante come questa, il recupero psico-fisico.

Per carità anche noi da operatori di polizia prima ancora da sindacalisti e da cittadini, vorremmo che sul territorio vi fossero 5, 6, 7 ma anche 8 volanti come era un tempo e anche per una questione di sicurezza dell’operatore. Ma siamo consapevoli che oggi, questo probabilmente non è più possibile per effetto di quel deficit di 140 unità in meno che certamente – e su questo avrebbe pianamente ragione – non è stato provocato dalla sua gestione ma dalle decisioni degli organi ministerialmente superiori e da infauste scelte di governo che di questo passo, porteranno al collasso il sistema.

Ecco che risulta necessaria, e siamo a ribadirlo per l’ennesima volta, la calibratura della forza con scelte organizzative più appropriate e più equilibrate, in modo da incidere positivamente sul recupero psico-fisico del personale, benché lei ci vuol fra credere che si operi con performance che non comportano criticità e che si stia facendo in modo da ottimizzare la risorsa umana.

Se allora il suo concetto di performance si compone di questi ingredienti, non vi sarà mai la nostra piena approvazione e anzi abbiamo il ragionevole motivo di ritenere che il perdurare di questa situazione, porterà ad avere su strada colleghi esausti che rischierebbero persino per la propria incolumità, in nome poi – ci pare di capire – di progetti e piani ambiziosi e di quei desiderosi risultati di cui si autocelebrava.

Ci dice di aver effettuato una puntuale attività ispettiva e di studio da cui non emergerebbero criticità”. La nostra attività ispettiva ci consegna invece il quadro di cui sopra e da un rapido raffronto con il periodo precedente alla sua gestione, constatiamo come il prolungamento di orari tanto all’U.P.G.S.P. che nei Commissariati, erano quasi inesistenti ed in ogni caso mai superavano le 14 ore di servizio consecutive come nei casi appena denunciati!!  

Ebbene, delle due, una: o i sindacati mentono ed hanno delle visioni dantesche tali da rappresentare inferno, purgatorio e paradiso oppure, cosa decisamente più plausibile, la nostra legittima recriminazione, ha il solo fine di riportare, situazioni reali (allo scopo di trovare una soluzione), piuttosto che “argomentazioni generiche, belle e concludenti a leggersi ma che poi risultano fumose”.

Il nostro obbiettivo, invece, per quanto sia condiviso o meno dalla sua persona, è quello di analizzare, ad esempio, il disagio dei colleghi, esaminare le attività che comportano un sovraccarico di lavoro con il frequente ricorso allo straordinario o le motivazioni che hanno determinato i cambi turno che in tal caso avrebbero sfasato gli equilibri del regime familiari oppure analizzare le richieste di cambi turno non concesse e richieste in relazioni ad eventi familiari gravi o particolari (chieda al dirigente dell’Ufficio del Personale, non nuovo a queste sortite, cosa ha negato di recente? Umanamente deprecabile il suo atteggiamento!!), sulle ferie non godute e potremmo continuare in un lungo elenco di questioni.

Trasferimenti del personale

La questione dei trasferimenti interni, a quanto pare, l’ha stimolata a tal punto da volerci dedicare una folta risposta composta da ben 6 pagine.

Guardi, non vorremmo appesantire ulteriormente l’argomento che ci sembra già ben intorbidito da eventi e situazioni che purtroppo, ancor ora stanno facendo discutere considerando che i reali movimenti, al netto delle contestuali aggregazioni disposte per 6 mesi (e vedremo se rimarranno tali), alla fine effettivamente sono solo quelli che ha disposto per i Commissariati.

Pertanto, potremmo anche affermare che nella scelta di campo e nel gioco della coperta, ci potrebbero pure stare nell’ottica di quel fioco tentativo teso a rafforzare i disastrati e atavici organici dei Commissariati.

Ma queste “aggregazioni”, pur assumendo il carattere della temporaneità, non sono state da noi condivise, esclusivamente per questioni che attengono i modi, i criteri e i tempi, poiché, a nostro avviso, non tengono conto delle previsioni future giacché era a conoscenza, tanto e quanto lo eravamo noi, che a dicembre questo, secondo il piano ministeriale, sarebbero state assegnate alla Questura di Taranto soltanto 8 unità. Risorse che a mala pena riusciranno a garantire qualche cambio a coloro che operano nei settori più usuranti.

Di contro, abbiamo una lista di 18 pensionamenti (dal 1 gennaio al 31 dicembre 2019), senza contare quelli dell’ultimo quinquennio e i trasferimenti in uscita. Una miseria quindi a fronte dei suoi bramosi piani, tenuto conto poi che i servizi vengono affrontati da una platea il cui quadro anagrafico è in stato avanzato!!

All’orizzonte, non si delinea un futuro ricco di prospettive, ecco le ragioni che sono alla base delle nostre recriminazioni e delle critiche, allorquando alcune scelte come quelle degli spostamenti del personale, non risultano calibrate ovvero contestualizzate al quadro generale e al periodo di riferimento.      

Oltretutto, ci dice di avere condiviso con tutte le OO.SS. i movimenti quando poi questi ci sono stati solo comunicati più o meo in varie forme. Ergo, COMUNICARE significa CONDIVIDERE? La lingua italiana, seppur nella sua complessità grammaticale, distingue in maniera netta i due verbi; essi di fatto hanno due significati diversi corrispondenti a due azioni diverse.

Pertanto, la movimentazione del personale è avvenuta sotto la sua personale responsabilità e volontà, sebbene omette di fare presente che talune sigle, dopo alcuni incontri informali, hanno mostrato non poche titubanze rispetto ai criteri ed alle modalità utilizzate. Invece lei parla di “condivisione, di colloqui protrattesi per due settimane con i sindacati, di plausi ricevuti dalle sigle sindacali”.

Guardi ce ne scusiamo, ma evidentemente ci deve essere sfuggita qualcosa poiché non ci pare che queste “stolte” sigle sindacali, abbiano dato – diciamo così – una sorta di “benedizione” ci lasci passare il termine sempre che ne avessimo avuto facoltà di farlo. Tra l’altro, non vorremmo passare per coloro che hanno avuto un’amnesia come nella rappresentazione di quel famoso caso giudiziario del 1927, in cui, lo “smemorato di Collegno”, divenne lo smemorato per antonomasia.

Guardi, al netto di qualche suggestione e personale interpretazione, quello che invece possiamo affermare e osservare è:

  1. Osserviamo, come probabilmente lei stesso ha disatteso una circolare a sua firma che tendeva a regolarizzare, ci pare di capire, la questione e aveva posto un termine di scadenza per eventuali presentazioni di istanze di trasferimento o di revoche, scadenza prevista per fine mese, mentre però anticipa tale termine disponendo i movimenti e le aggregazioni;
  2. Osserviamo come in particolare le due unità aggregate dalla Digos alla Squadra Mobile (al termine della quale, siamo convinti pure noi – per come ci ha detto – che torneranno a far parte dell’ufficio di provenienza), avendo effettivamente sostenuto alcuni colloqui con i vertici, attenendosi più ad una scelta legata al vincolo gerarchico che ad altro, per come ci è stato riferito dai diretti interlocutori, avrebbero espresso un ordine di NON gradimento al nuovo incarico, cosa che a quanto pare è stata ignorata. A quel punto, non sarebbe stato quindi più utile riversare la scelta su altri?

Anche perché – siamo a ribadirlo – appena 2 mesi prima erano stati già movimentati dal precedente Questore, in primis per far fronte ad alcune necessità insite alla Digos oltre che per rivalorizzare il lavoro della Sezione Investigativa a cui erano stati assegnati; in secundis perché erano state prese in considerazione le loro ambizioni e le loro aspettative professionali maturate dopo alcuni anni di attesa, anche queste completamente ignorate per effetto delle sue decisioni;

  1. Osserviamo come l’asserito “criterio degli ultimi arrivati”, quasi si volessero giustificare talune aggregazioni, non risponde ad un criterio oggettivamente difendibile e anzi si presta alla nostra critica contrapposizione tant’è che violerebbe persino alcuni principi amministrativi poiché enuncia una discriminante.
  2. Osserviamo che ci ha precisato: “che in ordine alle istanze di trasferimento alla Squadra Mobile, mi pare di poter affermare, senza tema di critica fondata, che quella investigativa è una attività che richiede in chi la svolge peculiari tratti di personalità e professionalità che consentono di espletare delicate mansioni delle quali discendono elevate responsabilità ed una funzionale dipendenza dall’A.G…”.
    Per quanto condivisibile, questo è sicuramente solo uno degli aspetti, vorremmo quindi aggiungere che fino ad ora, tali qualità erano state sempre affiancate da altre prerogative come l’anzianità di servizio, la conoscenza del territorio, l’affidabilità e l’esperienza maturata sempre in determinati uffici operativi.

Tra l’altro, non tutti i colleghi che poi vengono assegnati a questi importanti uffici investigativi – tanto e quanto sono importanti tutti gli altri uffici della Questura – hanno maturato esperienze precedenti nell’ambito investigativo, anzi, forse è esattamente il contrario. Oltretutto, notiamo come tra i nominativi da lei prescelti, vi sia qualcuno che non solo non riviste tali caratteristiche poiché è su questo territorio da pochi mesi (crediamo neanche da un anno), ma ci risulta come abbia avuto esperienze lavorative totalmente differenti da quelle di P.G. e forse questa attività non l’ha mai fatta!!! Insomma vi è qualche contraddizione di troppo;

  1. osserviamo come appare inverosimile che tra le oltre 40 istanze depositate agli atti, non vi siano colleghi che rispondano anche in parte agli anzidetti profili. Anche questa situazione stride con il dettato del procedimento amministrativo, poiché starebbe esplicitamente affermando che questi colleghi e colleghe che chissà da quando nutrono aspettative professionali e motivazionali, devono rassegnarsi all’idea che possano essere prese in considerazioni le loro istanze. Insomma, par condicio, imparzialità, trasparenza, semplificazione, partecipazione, eguaglianza e non discriminazione, pare che da queste parti, non vengano minimamente prese in considerazione. D’altronde, i criteri da lei enunciati, vorremo capire bene in quale circolare e normativa di riferimento è possibile scorgerli, sempre tenuto conto che tra i criteri di massima, valgono anche quelli da lei enunciati, ma non possono essere considerati gli unici.
  2. Osserviamo che ha giustificato lo spostamento di 8 unità delle S.I.T. (Sezione Intervento Territorio) al Commissariato Borgo, in quanto, “fruitori della legge 104 di talchè non ne derivasse aggravio o pregiudizio alle attività della Sezione Volanti e degli uffici U.P.G.S.P.”. Come vengono definiti “quelli della 104” che hanno come unica prerogativa riconosciuta dalla legge, quella di far fronte a situazioni di disagio dei loro partenti? Sembrerebbe quel capitolo dei Promessi Sposi in cui si fa riferimento al famoso “lazzaretto” posto esternamente alle mura di Milano, nel 1630 destinato al ricovero di coloro che furono afflitti dall’epidemia.
    Da un punto di visto formale poi, non è assolutamente vero che gli stessi erano portatori di aggravi o pregiudizi per le attività delle Volanti, poiché spesso si prodigavano a sostituire il collega quando era assente per congedo, riposo, malattia o altro.

Un gioco di equilibri che allo stato attuale, evidentemente viene a mancare e crea quelle famose defaiance che tutt’ora si registrano sulle Volanti.

Dal punto di vista tecnico invece – benché gli stessi hanno continuato ad espletare servizi non continuativi (8/14 e 14/20) – si registra come altri che non erano fruitori della legge 104, sono invece passati dai servizi non continuativi a quelli continuativi.

Siamo sicuri che tale modifica non andava formalizzata e comunicata ai sindacati secondo quanto previsto dalle normative vigenti e secondo gli accordi decentrati? Siamo sicuri che non sarebbe stato invece necessario un esame di natura consultiva con le OO.SS., giacché siamo di fronte ad una nuova riorganizzazione di lavoro?

  1. Osserviamo infine come alcuni spostamenti probabilmente hanno connotato un demansionamento di quell’incarico. Siamo certi che la decisione di trasferire un neo Funzionario presso la sua Segreteria, non abbia assunto una simile caratteristica?

Conclusioni e considerazioni

La sua corposa risposta, ci è sembrata un pò distante da quell’asserto che avrebbe dovuto invece comprendere, un sintetico riscontro dal tono più risolutivo, conciliativo e magari più accreditante, al netto anche di talune sue opinioni che hanno condito la sua missiva. Tra l’altro, con cotanta abbondanza, ci costringe a replicare e non ci viene per niente facile, contenere le nostre rivendicazioni per quanto le abbiamo sintetizzato al massimo!!

Infelice ad esempio, è stata un’affermazione frutto di una sua suggestione: “come se vi fossero imminenti scadenze!!”. Ne comprendiamo il senso ma cogliamo in sé anche una provocazione. Spiace smentirla poiché la dimostrazione viene proprio da questa replica, posticipata al 31 ottobre, pertanto abbondantemente oltre il plagio autunnale dal momento che il “lettore”, volente o nolente, ha già fatto la sua scelta!!

Semmai, lo spirito che anima la nostra azione, da sempre prodromica alla tutela dei colleghi è sicuramente un altro: legge 121/81, D.P.R. n. 164/02 – art.34/4° e norme dell’A.N.Q. alle quali, è fatto espresso obbligo all’amministrazione rispettarle. Le nostre azioni si muovono attraverso tale costrutto normativo, sebbene vi siano delle appendici che di fatto, questo SI, in termini numerici determinano la rappresentatività di una organizzazione sindacale, di cui, crediamo non debba occuparsene per lo più nelle forme sottintese nella sua risposta.

Evidentemente vi è qualcosa di troppo, allorquando definisce le nostre rivendicazioni “confusionarie, “incongruenti”, “contraddittorie”. Ci rammenta nel suo asserto di aver usato una terminologia forte(e che sarà mai…) e persino a tratti ingiustificatamente, screditante, ecc…ecc..”, e di avere avuto noi una “visione gravemente contorta”.

Per quanto riconosciamo i procedimenti che la legge stessa le conferisce nell’ambito delle sue prerogative funzionali, tecniche e di gestione e per quanto non ha certo obblighi rispetto alla condividere o meno delle nostre posizioni (al netto però del buon senso), crediamo, però, come non le sia concesso farci passare per sigle sindacali diciamo “contorte, visionarie”, quasi volesse “censurare” le nostre azioni adducendo a toni che a quanto pare non sono a lei graditi, quando tutto è riconducibile ad una normale rivendicazione.

Abbiamo la sensazione che è forse lontana da Lei l’idea che un sindacato anzi che un cartello, possa lamentare talune situazioni ed elevare anche una critica a lei non gradita che per quanto sia tale (mai distruttiva ma costruttiva), sancisca un nostro pieno diritto che crediamo non sia l’equivalente del suo attesa la sua funzione.

Orbene, il sindacato in questa provincia come in altre, opera da lunghi mandati e nell’ultimo ventennio, ha continuato a confrontarsi in maniera seria, leale e costruttiva con ben 6 gestioni questorili: D’Agostino, Introcaso, Pozzo, Mangini, Schimera seppur ognuna di essa, ha rappresentato un diverso contesto mostrando differenti sfaccettature. Su questo solco, si può però andare ancora avanti!!

Le gestioni precedenti, #bene o male#, hanno amministrato la risorsa umana contestualizzandola al momento storico e alle esigenze di quel momento, e anche sotto nostro impulso, hanno sempre tenuto conto in primis, dei 3 fattori imprescindibili per la costituzione di qualsiasi piano e organizzazione di lavoro ovvero: numero complessivo dell’organico, età anagrafica e avvicendamenti legati alla logica dei trasferimenti in entrata ed in uscita che tenevano tra l’altro conto dei pensionamenti, considerando che l’ossatura e quindi la spina dorsale del sistema, è la riserva umana e non altro. In secundis, tutto il resto.

E’ pur vero che il cambio di guardia a volte si vive con qualche piccola afflizione, giacché chi scrive, a differenza sua, appunto è sul territorio da tantissimi anni e per altri ancora ci rimarrà. Pertanto, mediamente ogni due, tre anni, diventa sfiancante assistere ai continui stravolgimenti nella nostra organizzazione di lavoro, quando poi però alcuni veri e serissimi problemi continuano a permanere.

Questa è una situazione che crea fibrillazione e forte disagio agli operatori che a ritmi ciclopici e serrati, come quasi fossero “mammiferi e uccelli” che devono adattarsi ad ogni cambiamento climatico, è fatto obbligo di adeguarsi immediatamente alle decisioni del vertice e alla costituzione di piani che ogni qual volta mutano ad una velocità impressionante per quanto essi possano sembrare giusti o sbagliati.

Per giunta, non è detto che tali “cambiamenti” rispondono sempre ad uno standard di migliore efficienza e di funzionalità e anzi se dovessimo usare un termine calcistico, ci verrebbe da dire che “la squadra che vince non si cambia mai”, sempre tenuto conto che dove vi sono particolari criticità, ecco quello si, è bene intervenire.

Siamo per le trasformazioni ma graduali e meglio se tarate anziché accelerate che poi nei fatti generano solo malcontento tra il personale. Poi, l’ambizione progettuale – poiché tale potrebbe essere – al netto delle autocelebrazioni, se da una parte potrebbe essergli riconosciuta tanto da noi quanto all’esterno, dall’altra va sicuramente analizzata con i sindacati e ci permettiamo di osservare come questo abbia probabilmente rappresentato un suo limite, almeno nell’approccio iniziale.

Ricordiamo di come abbia brillato per la sua assenza non intervenendo alla prima verifica e al confronto semestrale, una presenza che sarebbe potuto infatti risultare edificante e costruttiva nel precorso tra i sindacati e la massima espressione della Questura.

Ci fa comprendere di essere rimasto alquanto meravigliato del fatto che nel corso della riunione con tutti i Segretari Provinciali da Lei convocata il 23 settembre u.s., “non le fossero state manifestate così tante asserite criticità”. Eppure, afferma di averci riunito. Per cosa allora? Quali sarebbero i motivi di tale incontro? Cosa avremmo analizzato allora in circa 4 ore di discussione benché nulla è stato formalizzato a verbale? Ma lo pretenderemo di qui in futuro ad ogni nostro incontro.  

Tra l’altro, omette di dire che vi sono state alcune sigle sindacali che le avevano portato alla evidenza alcune prime questioni affiorate nei Commissariati (che riflettevano quelle stesse della Questura), in particolar modo al Commissariato di Martina Franca, di cui si starebbero attendendo ancora risposte, mentre fuori di qui ci dice che non le sono state manifestate criticità!!

Pur tuttavia, non ci pare che questo cartello, non abbia mostrato responsabilità e maturità quando, a neanche qualche giorno dal suo insediamento, sempre nella spinta ciclonica che  aveva già in animo adottare (facendo comprendere di aver avuto in così pochissimo tempo a disposizione un quadro completo di come, dove e quando esercitare un’attività di polizia sul territorio con estensione persino nella provincia), ha inteso concordare i turni in deroga (18/24), il cui esito non era del tutto scontato.

E’ chiaro che alla luce di un quadro generale così complesso ed articolato e giacchè per noi emergono forti criticità derivanti per lo più da una carenza di personale, a scadenza verificheremo se vi saranno ancora le condizioni per rinnovare l’accordo già reiterato per una seconda volta. Pare che ci faccia persino una colpa, quando il 6 settembre u.s., abbiamo inteso concedere una proroga sull’accordo in deroga, almeno questa è la sensazione che traiamo. Come a dire “se vi erano tutte queste criticità, perchè avete rinnovato l’accordo? Perché ci contraddistingue un senso di responsabilità rispetto alla richiesta di un Autorità di P.S.

Nell’autocelebrazione, le riconosciamo l’abilità con la quale ci ha voluto fornire taluni dati al fine di comporre una lista che riporta risultati (quali?) avvenuti grazie alla sua gestione di soli 5 mesi.

Ma noi non ci occupiamo di statistiche, di risultati e di numeri (magari li commentiamo) se non di quelli che costituiscono gli aggravi di lavoro e lo stress. Quindi non siamo neanche a commentarle i suoi copiosi allegati come pure non abbiamo bisogno di rileggere in copia, gli articoli giornalistici che ci ha forniti nel suo asserto, poiché, la carta stampata, la visioniamo ogni giorno.

E’ la stessa alla quale anche il sindacato, in ogni momento può ricorrere per far conoscere all’opinione pubblica la propria posizione e portare all’evidenza la nostra denuncia fin anche per un diritto sacrosanto d’informazione!!  

Rammentiamo, semmai ce ne fosse bisogno che qualsiasi sia il risultato ed indipendentemente dalla pubblicità, dalla connotazione e dell’accredito che all’esterno si dà, si imprime o si riceve nell’ambito di quella bramata percezione, in ogni caso, è sempre frutto del lavoro dei colleghi e delle colleghe che operano in Questura e nei Commissariati e per quanto ci riguarda, è questo l’unico patrimonio da tutelare.

Qui non si vuole screditare nessuno, meno che meno i nostri funzionari (come si asserirebbe). Anzi, essi sono i primi a porci opinioni, osservazioni e spesso trovano in noi un centro di ascolto e di sfogo che probabilmente non è compreso invece in ambiti gerarchici.

Comunque, i risultati si raggiungono sia per un gioco di squadra sia per il buon senso e per la mediazione esercitata sul personale dal funzionario, sebbene esso è legato da una rigida gerarchia, pertanto crediamo come al suo cospetto, evidentemente non possa esternare un concreto punto di vista.

Per giunta, non sappiamo se di qui in avanti, sarà possibile perseguire altri obbiettivi espansionistici poiché si dovrà tener conto sia delle reali possibilità che delle potenzialità dei propri uomini, giacché un fattore comune per il quale il sindacato si mostra combattivo e critico, è l’eventuale livello di stress che l’operatore deve sopportare e le cui eventuali responsabilità, secondo il D.lvo 81/90, sono in capo esclusivo al datore di lavoro. 

Tra i fattori di stress, vi sono i sovraccarichi da lavoro, i rapporti con i superiori gerarchici e tra il personale, le modalità d’impiego, il gradimento degli incarichi o di taluni particolari servizi, il depotenziamento degli uffici, il declassamento di mansioni e ruoli, la sicurezza sui posti di lavoro, la rotazione negli impieghi e il livello di sicurezza percepito dagli stessi operatori soprattutto in ambito operativo.

Chiediamoci ad esempio se tutte le indicazioni e le direttive corrispondano ad un effettivo e pedissequo rispetto dei protocolli operativi e di scurezza imposti dal Ministero e secondo anche quando delineato dai nostri preparatissimi istruttori di tecniche operative durante i cicli di aggiornamento.

Ad esempio, si è fatto cenno ai posti di controllo. Bene, allora siamo certi che questi si possano svolgere alla maniera in cui gli stessi vengono comandati? Quali disposizioni vengono impartite in merito? Siamo certi che per la sicurezza tanto degli operatori che degli utenti della strada, come previsto dai protocolli ministeriali, non sia invece necessario svolgerli con più equipaggi? Siamo sicuri che non è necessaria, sempre secondo le medesime direttive ministeriali, una segnaletica stradale che dia maggiore sicurezza al personale?

Siamo certi che gli operatori dell’UPGSP (che “non effettuano un solo posto di controllo per turno”, come si vuol far credere, ma molti di più secondo le direttive che il Questore impartisce al Funzionario) operino con le massime garanzie giacchè tali controlli, appunto vengono svolti anche in orari serali e notturni, in condizioni di bassissima sicurezza, in nome, evidentemente, di quel risultato anche statistico a cui si fa spesso riferimento?

 “Plauso dell’opinione pubblica” e via dicendo. E chi lo nega? Noi per primi siamo a compiacerci per quanto ancora una volta ci costringe a chiarire il nostro ruolo. Il sindacato non fa suoi i risultati (per quanto possano far piacere) ma di come essi si raggiungono ovvero con quale sacrificio e a quale prezzo, pertanto tiene conto di tutti quei fattori che abbiamo evidenziato dall’inizio alla fine del presente documento.

 “Un cambiamento atteso da tempo….”. Ecco questa considerazione si presta a tante interpretazioni.

Il lettore potrebbe persino pensare che fino ad ora, in questa città, gli uomini e le donne in divisa, non abbiano contribuito nella giusta maniera ad accrescere la sicurezza di un capoluogo che stratifica diverse criticità e vari situazioni sul piano sociale, tante e quante sono quelle che hanno la gran parte delle città del Sud.

Guardi, le vicissitudini e le afflizioni, sono anche le nostre dato che giorno e notte assicuriamo la sicurezza nelle vie, nei quartieri, tra la gente ed in contesto sociale particolare che appunto, come prima detto, ne più e ne meno, è comune ad altre città del meridione.

Ma quei cambiamenti a cui allude, ce lo lasci affermare, partono da lontano e sono figli della pregressa interposizione degli operatori di polizia e del fortissimo e convinto contributo di tutte le forze dell’ordine, sviluppato in anni e anni di attività e che ha permesso anche sotto la guida di altri Questori e della Magistratura, di far risalire la china alla Città Jonica.

Risultati – ci premetta di osservare – che non giungono dopo solo 5-6 mesi, ma passano attraverso il nostro lavoro quotidiano, dalle brillanti operazioni di Polizia Giudiziaria e da una serie di imponenti servizi di ordine pubblico che hanno permesso alla società civile di riappropriarsi della legalità e del quieto vivere.

Per affrontare il presente è necessario conoscere il passato. Quel cambiamento di cui parla, giunge dopo aver “combattuto” ovvero contrastato con il massimo risultato possibile, la guerra di mala degli anni 90 quando in città si contrapponevano gli storici clan della malavita e che segnò un numero impressionanti di vittime: quella “guerra” l’ha vinta lo Stato.

Passa attraverso tutte quelle situazioni di ordine pubblico che hanno fortemente caratterizzato questa città, talvolta influenzando lo stato sociale: le grandi vertenze e le proteste dei lavoratori Italsider poi divenuta Ilva scaturite nel più grande stabilimento siderurgico d’Europa; quelle delle grandi aziende alle prese con la crisi come la Belleli passando per le proteste di uno dei più grossi opifici come l’Arsenale Militare; ma ancora, la gestione di uno dei più imponenti esodi dei profughi albanesi avvenuti nel 1992 o nel 2011 della più grande tendopoli allestita per i profughi nelle campagne di Manduria.

E ancora, passa dal più grosso disseto finanziario della storia che provocò il crac delle casse dell’Ente comunale (e le complesse e sfiancati indagini a noi affidate che portò all’arresto di amministratori e politici del tempo) che per lunghi mesi sfociò in una fortissima protesta e nella contestazione sociale in cui furono coinvolte centinaia e centinaia di persone, di dipendenti e di lavoratori dell’indotto

E per rimanere a giorni nostri, passa anche attraverso la gestione dei 20.000 immigrati che sono transiti presso l’Hotspot di Taranto, e dove, la S.V. ha solo avuto qualche piccolo assaggio di come appunto è stato fatto fronte ad una emergenza biblica; come pure ha potuto scorgere ancora il minimo, rispetto al lavoro profuso fino ad ora per il mantenimento dell’ordine pubblico presso la grande “bomba ad orologeria” – metaforicamente parlano – qual è il sito industriale Arcerol-Mittal, ancor ora al centro delle attenzioni istituzionali e del Paese per i fatti di queste ore.  

Orbene vorremmo terminare con una affermazione: il sindacato anche nella nostra provincia, secondo un mandato di piena rappresentanza, si pone come obbiettivo quello di rivendicare un sacrosanto diritto di tutelare in ogni sua forma i colleghi e le colleghe. Le nostre pertanto, non sono suggestioni d’autunno; il nostro, non è il racconto di quel canto mitologico che tiene compagnia all’uomo sin dai tempi di Omero e di Ulisse: “il canto delle sirene”

E per quanto non ci abbia ancora dato risposte su alcuni punti (centralino telegrafo, situazione critica del sistema Mipg correlata alla chiusura dell’archivio di gabinetto, recriminazione al Dipartimento della risorsa umana per effetto di un organico ridotto a 140 unità), pensiamo come si possa di qui in avanti porre tutti gli ingredienti per “un confronto costante che porti ad una condivisone degli obbiettivi”, pertanto accogliamo favorevolmente l’invito che ci è appena pervenuto, inteso come richiesta d’incontro con le OS.SS. da svolgere nella mattinata di martedì 12 novembre p.v.

L’occasione è gradita per porgerLe distinti saluti.

 

S.I.U.P.

S.A.P.

S.I.A.P.

F.S.P.

Digregorio Antonio

Di Michele Arnaldo

Maggio Roberto

Caliandro Rocco

 

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