Stato della sicurezza del capoluogo Jonico. Lettera al Capo della Polizia Prefetto Gabrielli.

Signor Capo della Polizia,

il Siulp Jonico le porge il saluto e le dà il benvenuto nella città della Magna Grecia, conosciuta anche come Città dei Due Mari, nelle cui acque si specchiano i due volti della stessa medaglia: da una parte, si scorge il suo splendido paesaggio, dall’altra l’aspro territorio vessato dal progresso industriale che ha compromesso persino un ecosistema provocando effetti devastanti sulla salute umana.

Cogliamo l’occasione della sua visita per manifestarle le nostre preoccupazioni in relazione ad una situazione che sembra aver raggiunto livelli di criticità dal punto di vista dell’ordine e della sicurezza pubblica del nostro capoluogo.

Le esigenze del sistema di accoglienza profughi, attualmente assorbono quasi la totalità delle risorse e dei servizi di Ordine Pubblico con carichi di lavoro insostenibili da quando, a marzo scorso, stante le decisioni del Governo e della U.E. , è operativo nell’area portuale di Taranto, l’Hot Spot che insieme a quello di Pozzallo e Lampedusa, funge da hub di identificazione dei migranti.

Le dimensione degli sbarchi, hanno raggiunto livelli biblici al punto che Lei stesso, nel novero delle questioni che attengono il nostro operato, ha considerato questa come una nuova emergenza di cui si è fatto carico il Paese, gestita insieme ad un’altra emergenza che attiene alla minaccia del terrorismo islamico.

Ma mentre si moltiplicano i servizi di accompagnamento dei migranti presso altre Regioni, avanza e si fa strada, tra i lavoratori di Polizia, la consapevolezza che non può bastare lo sforzo generoso che ne ha aumentato drasticamente l’indice d’impiego tanto da stravolgere un sistema di regole faticosamente costruito negli anni.

Siamo della convinzione che l’Hot Spot di Taranto, “non sia sorto sotto una buona stella”, complici anche le affrettate conclusioni circa la sua collocazione da parte delle istituzioni. Di fatto, è mancata una consultazione preliminare con le componenti sindacali e come tale, è completamente saltato il confronto con esse, al punto che noi per primi, siamo ravveduti per non aver posto alla base, il giusto appiglio.

Per di più, tutti i sindacati sono convinti che la scelta di questo posto, sia infausta, tanto più che tra gli operatori di polizia, si è accentuato un senso di mortificazione che attiene alla questione della salute annessa al loro impiego diurno e notturno all’interno dell’hab che sorge a poca distanza dai siti industriali a maggiore impatto ambientale ed inquinante (Ilva, Raffineria Eni, Cementir).

A poco dalle nostre teste, nella stessa area, è facile scorgere persino un imponente nastro trasportatore su cui viaggia il minerale (carbone coke) rinvenente dal vicino parco da stivare nella navi attraccate al porto e da cui si sprigionano le pericolose polveri, dannose per la nostra salute (quanto per i migranti e per tutti gli addetti ai lavori) oltre alle particelle inquinanti (diossina) reperenti dall’adiacente sito industriale, situazioni quest’ultime, oggi disquisite in ambito medico-scientifico, attesa l’alta incidenza di malattie tumorali, di cui, la Città Jonica, purtroppo detiene un triste primato europeo con un elevato tasso di mortalità. E come saprà, a Taranto, è in corso un grosso processo giudiziario che a vario titolo, vede imputati diversi soggetti in ordine alle ipotesi di reato per inquinamento ambientale.

Di recente, le parti sindacali in rappresentanza dei lavoratori di polizia e secondo il dettato di cui al D.lgs  81/08, hanno eseguito nell’hub un sopralluogo per valutare, tra l’altro, anche i numerosi rischi derivanti da tutte quelle situazioni  igienico-sanitarie presenti al suo interno e per scongiurare l’insorgere di patologie contagiose.

Crediamo però, sia più che mai necessario promuovere una indagine ispettiva da parte del suo Ministero pur comprendendo che l’ente gestore è diverso da noi.

Nel chiudere l’argomento, la informiamo sin da adesso – e la S.V. è la prima a conoscerne i contenuti – che la nostra Segreteria Nazionale, attraverso il Segretario Generale Felice Romano con il quale, Sua Eccellenza, spesso dialoga e si confronta, di recente si è attivata presso la Presidenza della “VIII Commissione Parlamentare ambiente, territorio e lavori pubblici” della Camera dei Deputati, chiedendo sul punto, una formale audizione, in attuazione alla delega prevista dall’art. 8, Legge 7 agosto 2015 n. 124 (legge Madia) e per la quale stiamo attendendo una convocazione.

Per tornare invece alla questione che attiene lo stato di sicurezza della nostra provincia,  siamo a ribadirle come la nostra attività, è ormai divenuta quasi esclusivamente di ordine pubblico.

Ma in un contesto come questo, afflitto da vicende economiche e come detto ambientali che hanno segnato negativamente l’intero territorio jonico, si stanno altresì materializzando elementi che inducono a ritenere che vi sia in atto un’insidiosa escalation della malavita locale che, stà pian piano riguadagnando terreno con una ripresa delle attività illegali, in un quadro in cui, si subisce pure l’infiltrazione di contesti criminali sempre più organizzati come n’drangheta e camorra. In questo senso, depongono alcuni episodi come la recente sparatoria al quartiere Tamburi, già teatro negli anni di mala, di una sanguinosa faida tra i clan locali.

Ad affermarlo, non è il Siulp, ma l’ufficialità di tali dati sono compresi nell’ultimo rapporto annuale redatto dalla D.I.A. e nelle recente relazione della Commissione Parlamentare Antimafia.

Tra gli stessi operatori, si avverte forte la necessità di rafforzare le attività di Polizia Giudiziaria. La sensazione che se ne ritrae, è che lo sforzo e le competenze professionali messe in campo da parte degli uomini e donne della Polizia di Stato, possano di qui in avanti venir meno e siamo qui a scongiurane gli effetti negativi e le ricadute sulla comunità locale che sentono l’esigenza di sentirsi sicure da ogni insidia, atteso che come detto, questo territorio, ha già conosciuto un periodo di forte impatto criminale che non ha risparmiato persino vittime innocenti.

Il mutamento a livello sociale di quest’ultimi 15 anni, ha riguardato sia le aree metropolitane che quelle meno urbane e consegna un quadro all’interno del quale, un po’ ovunque, si sente forte la necessità di rafforzare, invece di “indebolirla” uno dei beni più preziosi e imprescindibili di cui la società civile, non può assolutamente farne a meno: la SICUREZZA.

Ed è questo un punto cruciale della questione che richiama alla mente, il piano di coordinamento e una più equa ripartizione dei compiti, in un territorio come il nostro, dove, a volte sembra che il mantenimento della sicurezza, rappresenta una prerogativa esclusiva della sola Polizia di Stato, mentre altri concorrono nell’assolvimento di compiti marginali.

In questo contesto, è altrettanto necessario pretendere oltre ad atteggiamenti corporativi anche e soprattutto un maggior controllo del territorio e una più peculiare prevenzione a sostegno di una delle attività più esaltanti ma anche più martoriate e sfiancanti di cui è difficile non avvalersi ovvero dell’infaticabile lavoro della Squadra Volante.

Si evidenzia come quest’uomini, abbiano chiesto di operare secondo criteri e modi che vedono realizzare un regime di concorrenziale nell’ambito delle attività di pronto intervento in difesa ed in soccorso dei cittadini, anche con l’ausilio di altri corpi che esprimono ovviamente numeri minori ai nostri, stante la necessità di assicurare al meglio ed in sicurezza, i vari interventi in un area con un’alta densità geografica e demografica come la nostra e un alto indice delinquenziale che rispecchia il trend di molte realtà del meridione

A volte si fa persino fatica a reperire la collaborazione del Corpo della Polizia Municipale soprattutto nei rilievo di sinistri stradali. Insomma, di tutto è competente la Polizia di Stato, mentre altre forze di polizia, spesso, alle 20.00, chiudono la saracinesca !!!

Continuiamo a sostenere il ruolo di centralità dell’Autorità Provinciale di P.S. che la Legge 121/81 ha conferito al Sig. Questore che, in questo Capoluogo, tanto e bene si stà spendendo nella causa ma allo stesso tempo, risente del “gioco della coperta”. Potrebbe incidere ancor meglio se, nei piani di ripartizione disposti a livello centrale, venga riservato per questa Città, un invio maggiori di risorse umane. Secondo nostro modesto avviso, tenuto conto delle situazione fino ad ora delineate, non ci sembra che Taranto si stata tenuta in debita considerazione.

La nostra risorsa umana – un po’ come in tutte le realtà –  risente gli effetti del mancato turn over e della quiescenza di molti colleghi oltre ad un’età anagrafica che in media, è accresciuta parecchio in questi ultimi anni. A questo bisogna aggiungere che la pianta organica, come a Lei noto, ferma ai dati del 1989, nella nostra realtà, cristallizza ad oggi un dato spaventoso: meno 100 uomini.

Il quadro in provincia è ancor più desolante e mortificante per il personale che vi opera, se guardiamo alla tenuta dei nostri tre importantissimi Commissariati di Martina Franca, Grottaglie e Manduria, quest’ultimo, posto a ridosso di un’area geografica in cui sono concentrate le attività criminale della S.C.U.

Nella filiera del mantenimento dei nostri servizi, attese le numerose criticità a cui giornalmente si và in contro, è assai probabile che vengano proposte dal Siulp di Taranto, nuove regole d’ingaggio e nuovi piani di orari di lavoro da discutere con la parte manageriale, dal momento che il personale dei Commissariati, patisce una maggiore sofferenza.

Un breve cenno ma non meno importante, va dedicato alle Specialità insite a questa provincia dove il piano di ripartizione per la mobilità del personale rinvenente dal centro, è addirittura pari allo zero. La Sezione della Polizia Postale e la Squadra Nautica, tra l’altro rientrano nel progetto ministeriale di riorganizzazione di alcuni Uffici della P.S., disposto dal suo predecessore, ma alla data odierna, non è ancora dato sapere il loro triste epilogo.

Per queste ragioni Le chiediamo di valutare interventi straordinari concretamente finalizzati ad aumentare le risorse in termini di uomini e mezzi a disposizione dell’Autorità di Pubblica Sicurezza della provincia di Taranto.

Sarebbe un importante segnale di concretezza rispetto ad una domanda di sicurezza che scaturisce da una città, ferita nel suo tessuto più profondo e che con molta dignità, mostra la voglia di risalire la china.

Confidiamo nella sua sensibilità e restando in attesa di un fattivo riscontro,  con l’occasione, Le invitiamo sentimenti di rinnovata stima.

Antonio Digregorio

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