Errare humanum est, perseverare autem diabolicum (Errare è umano, perseverare però è diabolico) “L’eterno significato di una citazione latina”

Divideremo in due parti la nostra denuncia: la prima ha una ragione “politica”, la seconda ha un ordine tecnico.

Ebbene, pur nella più proverbiale consapevolezza che, ogni frutto, prima del suo raccolto, deve poter raggiungere il suo livello di maturazione e pur nella convinzione di continuare a manifestare tutta la nostra fiducia nel suo operato, è necessario però porre la nostra disapprovazione in ordine ad alcune questioni. Di fatto, a distanza di qualche mese dal suo insediamento, registriamo da parte del management che governa il XV Reparto Mobile di Taranto, una gestione del personale approssimata e linee guida discutibili che acuiscono gli animi degli addetti ai lavori e delle componenti sindacali.

La sensazione che se ne ritrae, è che manchi – almeno in questa fase – quel sufficiente appiglio nella cabina di comando, probabilmente, affaticata non tanto dalle emergenze prospettate nell’ordine d’impiego concesso dal Dipartimento della P.S., il quale, ragiona solo in chiave numerica, quanto probabilmente (è nostra opinione), da una sorta di indecisione ovvero dalla paura di commettere errori oltre al volere seguire in maniera ostinata, la fredda espressione algoritmica che mai come adesso, merita un correttivo, attesi anche alcuni limiti applicativi, giuridicamente contrastanti con i principi contenuti nell’A.N.Q. costruiti a garanzia del personale e conquistati faticosamente dalle O.S. e talvolta persino in conflitto con il regolamento di servizio di cui alla Legge 121/81, salvo che, laddove riscontrati, non vi siano stati interventi diretti ed immediati, atti a ristabilire l’ordine da parte dei sindacati.

Già qualche perplessità, l’avevamo colta nella riunione tra la parte datoriale e il quadro dirigente del Siulp, svolta appena dopo l’insediamento del Dr. Giuseppe Caramia, in cui affrontavamo i punti di criticità in ordine all’attuale organizzazione del lavoro del Reparto. Per espressione della base e dei nostri iscritti, dopo aver tratto alcune loro indicazioni, abbiamo trascinato le nostre conclusioni, nella recente e “sfiancante” riunione semestrale prevista dall’A.N.Q. che ha assunto connotati biblici, giacché sono stati dedicati ben tre giorni per concluderla, quando a Bari, al reparto gemello, ad esempio è necessario un solo giorno.

E’ questo un segnale che di volta in volta, la dirigenza, dovrà intrepretarlo al meglio, assumendosi oneri e responsabilità, oltre al fatto che deve interrogarsi del perché, si giunge a cotanta disquisizione con le OO.SS., almeno che non voglia, pur nella complessità delle problematiche, “bendarsi gli occhi e turare le orecchie”.

Ma prima di concederci alla seconda parte, vorremmo farvi riflettere su un punto. Cari colleghi, attenzione a non cadere nel giochetto di chi, vuole cercare di dividervi (Compagnia-Uffici). Il Reparto, ha un solo copro ed una sola anima, in cui sono comprese due realtà: una operativa, in cui, anche per scelte proprie, si intende sacrificare la propria famiglia poiché vi è maggiore impegno sul piano dell’O.P. Dall’altra, ci sono coloro che concorrendo a tale attività, svolgono un lavoro necessario e funzionale a tutto il resto, ( e che non gode di alcun privilegio) senza il quale, il Reparto, amministrativamente, andrebbe alla deriva. Non cadete poi, nel giochetto di chi intende trascinarvi in una sorta di “terrorismo psicologico” e racconta a modo suo la storia del Reparto di Taranto, alludendo a probabili chiusure, allorquando si tocca il tasto dei numeri d’impiego che noi, invece, non vogliamo minimante tacciare, pur sapendo che la media giornaliera è di 90 unità. Il problema non è quanto si lavora (anche se determina una serie di condizioni e varianti), atteso che i Reparti Mobili sono per vocazione deputati a concedersi a tali incidenze, ma come si lavora, tenendo conto delle regole, recuperi psico-fisici, sicurezza e garantendo a tutti equità di trattamento (anche economico) e dignità.

Quando qualcuno, ritorna al 2007 così come di recente abbiamo letto, ha l’obbligo morale di riportare i fatti secondo verità. Era quello un contesto con connotati di natura prettamente politica e a nulla poteva influiva la decisione di chiusura o meno, in ordine al numero di impiego del momento, pressoché uguale all’attuale e anzi con un organico pure inferiore a quello di oggi. Semmai, la decisione di sopprimerlo, fu allora dettata dall’esigenza del Ministero di eliminare i soli distaccamenti, poiché, si ambiva a concentrare la forza in quelle aree (Senigallia) dove tale organismo era del tutto inesistente. A fare da cornice, furono pure una serie di interrogazioni parlamentari e il pressing dell’allora management questorile che egoisticamente, intravedeva la possibilità di recuperare uomini per concentrali alle sue dirette dipendenze nella Questura di Taranto, operazione che fu ovviamente contrastata da tutti i Sindacati con il risultato che voi tutti oggi conoscete.

Pertanto, questo Reparto, ancor di più oggi alle prese con esigenze locali, mai sarà messo in discussione, meno che da un fredda connotazione di un numero perfetto o imperfetto d’impiego !!!

A quanti poi ci hanno chiesto la nostra opinione, domandandoci se sia più o meno appropriato e giusto che un sindacato abbandoni un tavolo di confronto con l’Amministrazione, noi abbiamo risposto secondo cognizione ed esperienza maturata in oltre 35 anni di sindacalizzazione, atteso che il Siulp, è stato il primo sindacato e da allora rimane la prima forza sindacale di tutto il Comparto Sicurezza, semmai ce ne fosse bisogno ribadirlo.

Ebbene, cari colleghi, pur non discutendo le decisioni e le dinamiche altrui, è bene ricordare che, lasciare il tavolo per qualsivoglia protesta o motivo, non costituisce mai una prova muscolare o un punto di forza (lo è solo per la parte datoriale che nel “ringraziare”, avrà un interlocutore in meno con cui confrontarsi). Semmai è un punto di debolezza sia per la O.S. che ha inteso farlo che per tutte le altre sigle che in questo modo si indeboliscono. Fuori dal tavolo e rinunciando al confronto con la parte pubblica, come potrà mai portare avanti le istanze dei propri iscritti, quel sindacato che ha inteso rinunciare al dialogo – elemento indispensabile per una correlazione fra le parti- e quale risposte e contenuti potrà rendere ai propri iscritti ?

Continua…….(parte seconda).

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